Mirabilia, come è nato il progetto
- danielasalmi78
- 13 apr 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 26 apr 2024

La passione per il mondo dell'infanzia, per i giochi di qualità, creativi, didattici, insomma, "Speciali" e scelti con cura, quella ce l'avevo da sempre; la voglia di conoscere sempre nuove persone, dare consigli, confrontarmi, anche quella direi che fa proprio parte della mia natura...
avere un' attività che rispecchiasse fedelmente i miei valori, senza scelte di comodo o compromessi era il mio sogno...
Occorreva solo capire come concretizzare il progetto di avviare un punto vendita, soprattutto ai nostri giorni, tempi difficili o quantomeno complicati, per una serie infinite di circostanze, che analizzate tutte assieme, non è che proprio rassicurino una persona che decide di intraprendere un cammino imprenditoriale.
Come tutte le nuove avventure anche questa è stata un lancio nel vuoto, un miscela di gioia e di paura, mischiata ad un sacco di paranoie legate all'insicurezza e al pensiero dell'oggettiva difficoltà di dovere conciliare l'attività lavorativa a quella di mamma.
Comunque, raccolto tutto il coraggio e una buona dose di follia necessari, ho trovato la location adatta: un piccolo quanto graziosissimo negozio sulla strada principale della mia città, Zola Predosa, in provincia di Bologna. Mi sono innamorata immediatamente del posto, perché mi aveva sempre ricordato una di quei negozi belli, di una volta, con le vetrine che rimandano tanto a quelle inglesi, vintage, per intenderci, con i profili sbalzati in ghisa. Un luogo che trasmetteva calore ed energia.
Ora dovevo solo riuscire ad avere la fiducia di decine di case produttrici estere, soprattutto francesi, spagnole, tedesche e danesi (perché proprio quei tipi di giocattoli volevo avere), ordinare i prodotti e mettere insieme tutte le cose.

Non voglio mentire, e quindi per onestà mi sento di dire che di difficoltà per reperire i contatti con le aziende con cui lavoro ne ho avute. Una volta stilata la piattaforma di case produttrice le ho contattate una ad una, per riuscire a capire con chi ed in quale maniera avrei potuto lavorare, e soprassedendo ad alcune mail, imbarazzanti, inviate direttamente agli amministratori delegati delle rispettive aziende, invece che agli agenti di zona, in idiomi mai parlati prima con traduzioni più che improbabili...alla fine sono riuscita ad avere tutti i miei contatti: pochi ma buoni!
In questa fase ho conosciuto persone splendide, dal punto di vista tecnico ed umano, in primis Rossana, che mi ha aiutato a selezionare tanti prodotti, mi ha consigliato, rincuorato, sgridato, speso una buona parola per me.
Anche l'arredo è stata una faticaccia. I mobili del negozio sono unici, nel bene e nel male.
Quando mi sono trovata di fronte alla scelta di come allestire il punto vendita, ho pensato che anche i mobili dovessero rispecchiare l'animo di Mirabilia, originale, diverso e particolare.
Posso dire che i mobili provengono un po' da tutte le parti d'Italia, perché ho scelto solo mobili in legno massiccio, vissuti, con le loro storie, o per essere più moderni "second hand", alcuni addirittura vengono dalla Francia e dalla Germania.

Li ho presi uno alla volta, senza un'apparente senso logico, ma solo guardando la planimetria rettangolare della stanza, abbozzata artisticamente su un foglio a quadretti smangiucchiato, sotto lo sguardo impietrito di mio marito, che, penso, preciso com'è lui allora abbia fatto una gran fatica a non dubitare mai delle mie capacità di calcolo, ma si è sempre fidato e per questo, anche se non l'ho mai fatto di persona, lo ringrazio qui.
Che ci crediate o no, i mobili sembrano fatti su misura, non c'è un angolo non sfruttato e si sono incastrati ed adattati, l'uno all'altro, come per magia.
Il lavoro per armonizzarli è stata lungo e meticoloso, sono stati dipinti a mano da me e decorati uno ad uno, con colori tenui: crema, verde menta, azzurro polvere; mi sembravano colori più adatti al genere di articoli trattati e sono stati decorati e patinati con cere e fregi. Io ne vado molto orgogliosa, perché come tutte le cose autoprodotte, la fatica che ci si impiega è proporzionale alla gioia nel vederli realizzati.

Non vi nascondo però che in quei mesi una delle frasi più ricorrenti che mi ruotava nel cervello, come un criceto impazzito, era: - "ma chi me l'ha fatto fare'?!?'"... soprattutto, quando, non paga di avere usato fiumi di pittura gessosa per i mobili, ho pensato di decorare anche il pavimento di legno con vernice e stencil. Il parquet, infatti, era davvero rovinato e le alternative erano due, o si faceva lamare, perdendo tutto il fascino del passato, o si riadattava, enfatizzando i tanti segni di usura, facendoli diventare una sua nota distintiva. Quindi, a carponi sul pavimento di un luglio arroventato è nato il decoro che lo rende così com'è ora.
Adesso ricorda un po'il legno delle vecchie barche a vela, con tante storie e avventure da raccontare, pieno di imprecisioni, ma carico di entusiasmo, un po' come me...
Mi sono poi divertita a riadattare vecchi oggetti come cestini da pesca in vimini, comodini e valige che sono diventati tavolini

Commenti